Era il periodo in cui non ti stupivi se il venditore di mimose era un ragazzino di neanche quattordici anni che al posto di stare a scuola vendeva abusivamente per strada mazzi di fiori rubati chissà in quale giardino.
Era il periodo in cui mia mamma guidava una Opel Corsa blu scuro, io ascoltavo i New kids on the Block e con le mie compagne ci divertivamo a cantare in un inglese improbabile le loro canzoni, una delle mie preferite era Please don’t go girl.
Oggi l’ho riascoltata e ho scoperto di ricordare ancora le parole, male come allora, e ho fatto il solito playback appassionato come se dovessi convincere davvero qualcuno a non andare via, questione di vita o di morte.
Sei durato il tempo di una mimosa.
Oggi sei una sagoma sbiadita in un campo giallo.
Era l’otto marzo di un anno che non ricordo
e tu ti guardavi attorno con aria annoiata.
Praticamente non è successo niente.
Mia madre guidava e mi parlava,
io mi sono distratta, ti ho visto, tu no.
Mi è bastato.
Sedici secondi circa.